Per il 2023 la manovra stanzia 111 milioni, contro i 311 del 2022, a cui si aggiungono poco più di 200 milioni a valere sul Pnrr. La premier Meloni lo scorso settembre aveva dichiarato che occorreva “prevedere lo stanziamento di risorse strutturali per permettere ai giovani di non vedere la richiesta rigettata per mancanza di risorse“
“La politica parla di un’urgenza rispetto alla partecipazione civica dei giovani: poi vengono fatte proposte come la naja e non si potenzia invece uno strumento già previsto con questa finalità”.
Laura Milani, presidente della Conferenza nazionale enti per il servizio civile, commenta la sforbiciata al servizio civile universale decisa con la prima legge di Bilancio del governo Meloni.
Una proposta dal sapore elettorale, quando abbiamo già l’esperienza del servizio civile che offre ai giovani la possibilità di essere in prima linea per cambiare le storture della società.
Licio Palazzini, Presidente ASC ne ha parlato questa mattina a Radio Capital
“È una buona notizia che nei prossimi mesi potranno fare domanda i giovani per ben 71.741 opportunità di servizio civile universale. Il dipartimento ha scelto in modo positivo di semplificare la procedura e di concentrare le risorse ordinarie e i residui in un solo bando, il più grande di sempre.
dichiara Licio Palazzini, presidente d ASC aps
Adesso, Dipartimento, Regioni e Enti siamo chiamati a fare una capillare e corretta comunicazione verso i giovani e le famiglie”.
Dentro la buona notizia ci sono, comunque, alcune sfide da affrontare per dare stabilità e avere ogni anno un contingente di almeno 70.000 posizioni.
“La prima sfida è portare i giovani che fanno domanda e sono selezionati a vivere compiutamente l’anno di servizio, visto l’alto numero di giovani selezionati che non si sono presentati all’avvio del progetto o che hanno lasciato dopo qualche mese”.
“La seconda sfida è riportare al centro dei progetti le attività per la comunità e il ruolo degli operatori volontari. Le misure aggiuntive non possono essere usate per orientare la stesura dei progetti, come è invece accaduto quest’anno in modo specifico con l’infelice misura tutoraggio e certificazione delle competenze cui è stato attribuito un punteggio abnorme.Questa misura dovrà essere riformulata già nelle prossime settimane“.
“C’è infine un aspetto nell’Allegato al Decreto di finanziamento che va chiarito. Forse voleva essere un’azione di trasparenza, ma scrivere ‘importo finanziamento’ come se fosse tale per l’ente che realizza il programma, nel Servizio Civile Universale non corrisponde al vero; forse si voleva indicare il costo del singolo progetto per lo Stato, sulla base dell’assegno mensile che il Dipartimento eroga agli operatori volontari. Ma quella formulazione creerà invece equivoci e malintesi, tanto più che gli enti di terzo settore sono obbligati ogni anno a pubblicare i finanziamenti pubblici ricevuti. In questo caso non ricevono nulla perché le risorse vanno direttamente agli operatori volontari”.
È opportuno quindi che il Dipartimento chiarisca.
Con l’approssimarsi della presentazione e discussione della legge di stabilità 2023 si è avviata la campagna di Sbilanciamoci, della quale ASC Aps è socia.
Il primo prodotto è la Gazzetta (non) Ufficiale che, seppure identica nelle forme, offre una visione alternativa per le spese che dovrebbe fare un Paese come l’Italia.
All’interno della mappa ragionata delle proposte, comprese di motivazione e risorse previste, come ASC Aps abbiamo concorso a definire il paragrafo dedicato al Servizio Civile Universale chiedendo 500 milioni per il 2023.
Vanno rafforzati gli investimenti e gli stanziamenti per il servizio civile e i corpi civili di pace ed è necessaria l’approvazione, con adeguati finanziamenti, della legge per la difesa civile e nonviolenta, tutti strumenti volti a dare sostanza all’idea dell’adempimento degli articoli 52 e 11 della Costituzione nella direzione del rifiuto della guerra e dell’adempimento del dovere di difesa della patria attraverso metodi nonviolenti.
Con mezzo miliardo di euro sarebbe possibile
• avviare al servizio tutti i/le giovani che lo richiedono.
• coprire le spese per la misura aggiuntiva tutoraggio/certificazione delle competenze, nelle modalità decise dal Dipartimento (seppure da noi criticate).
Art. 13 – (Pace, disarmo, servizio civile, cooperazione allo sviluppo)
- Al fine di garantire una riduzione delle spese per armamenti, nel quadro della funzionalità e operatività delle Forze Armate per iniziative di pace e di prevenzione dei conflitti, si riducono di 3 miliardi di euro i relativi capitoli di spesa presso il Bilancio della Difesa e dello Sviluppo Economico dedicati agli investimenti e la produzione di sistemi d’arma. Si stabilisce altresì, con la presente legge, una moratoria di due anni sull’avvio della produzione di nuovi sistemi d’arma. Si prevede inoltre che le somme così risparmiate vadano reinvestite in interventi di natura ambientale, economica e sociale
- Con l’obiettivo di promuovere modalità diverse e alternative nell’attuazione dei compiti costituzionali relativi alla difesa del paese, si destinano 10 milioni di euro alla stabilizzazione dei corpi civili di pace, così come introdotti dalla legge di stabilità 143 del 2014. Si prevede altresì di destinare 5 milioni di euro all’introduzione di un sistema nazionale di difesa civile e nonviolenta volta a diffondere metodologie e iniziative non armate in attuazione dell’articolo 52 della Costituzione.
- Per la necessità di avviare un processo di riconversione dell’industria militare, si stanzia in un fondo “Convert” di 200 milioni di euro presso il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE) da destinare a piani triennali di riconversione dalle industrie militari a produzioni civili destinati ad imprese completamente private o a partecipazione pubblica, che assumano l’impegno in questo periodo di garantire i livelli occupazionali pregressi e di condividere i progetti di riconversione con le organizzazioni sindacali e gli enti locali. Si stabilisce a questo proposito presso il MISE un Tavolo nazionale di concertazione e programmazione delle iniziative, composto da: ministeri competenti, organizzazioni di categoria imprenditoriali del settore, organizzazioni sindacali, regioni ed enti locali, organizzazioni per la pace e il disarmo più rappresentative.
- Al fine di dare attuazione al servizio civile universale – per quanto previsto dalla legge delega 106/2016 e dal relativo decreto attuativo sul servizio civile – e di garantire a tutti i giovani che ne fanno richiesta questa opportunità, si stabilisce nel periodo 2023-2025, uno stanziamento di 500 milioni di euro per ciascun anno di riferimento.
- Con l’obiettivo di rispettare l’impegno assunto nelle sedi internazionali di destinare almeno lo 0,7% del PIL a politiche e interventi in materia di sviluppo la seguente legge destina 1 miliardo per le politiche di cooperazione allo sviluppo, per interventi e iniziative umanitarie, di lotta alla povertà, di lotta ai cambiamenti internazionali in ambito globale, di lotta alle diseguaglianze, più in generale di promozione della realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite.
“Il via libera della ministra Dadone all’integrazione di ben 8.481 posizioni per il bando di servizio civile universale del 14 dicembre 2021 è una novità positiva. Sono state recepite le nostre richieste avanzate già nella Consulta del Servizio Civile dello scorso novembre. Rimangono però le perplessità rispetto alle tempistiche. Ribadiamo ancora una volta la richiesta al governo di ascoltare di più il Terzo settore nella definizione delle strategie. Noi siamo ogni giorno in prima linea e possiamo dare un contributo decisivo alla costruzione di politiche efficaci, anche in materia di servizio civile“. Così la Conferenza Nazionale Enti per il Servizio Civile (Cnesc), Forum Nazionale del Terzo Settore e CSVnet sulle novità annunciate ieri dalla ministra Dadone. I tre enti sottolineano alcuni aspetti positivi delle ultime decisioni del governo, ma ribadiscono la necessità di maggior dialogo anche per risolvere le criticità che rimangono.
“La prima – affermano Cnesc, Forum Terzo Settore e CSVnet – riguarda le tempistiche contestuali alla proroga del bando: perché – chiedono – attendere il giorno precedente alla scadenza, il 25 gennaio, quando nel 2021 la proroga stessa arrivò il 13 gennaio? Adesso per 471 progetti e 102 programmi i giovani e gli enti interessati hanno tempo fino al 10 febbraio, cioè 15 giorni per conoscere, scegliere e fare domanda. La proroga è positiva, ma molti giovani e anche alcuni enti oggetto dell’integrazione si sentono danneggiati“.
“Ci aspettiamo – aggiungono – che il Dipartimento avvii da domani la massiccia campagna informativa che non è stata fatta nelle settimane passate e che ha pesato, assieme ad altri fattori, sul numero ridotto di domande presentate“.
Sono state pubblicate il 25 gennaio in tarda serata anche le disposizioni per l’Avviso deposito di nuovi programmi e progetti. L’innovazione più rilevante, sul piano dei contenuti, è la misura sulla certificazione delle competenze di base, sulla quale sono convogliati punteggi e risorse.
“Ci stupiamo però – commentano ancora a tal proposito Cnesc, Forum Terzo Settore e CSVnet – che, nonostante il 21 dicembre e il 17 gennaio fossero state avanzate dalla Cnesc dettagliate proposte alternative, in linea con le disposizioni vigenti e tese a valorizzare anche le competenze di cittadinanza e quelle trasversali e nonostante il parere contrario della Consulta Nazionale, resta la previsione in capo agli enti della certificazione delle competenze di base acquisite dai giovani, quando la legge, più correttamente, parla di ‘attività propedeutiche per la valorizzazione delle competenze’. Questa misura comporta l’impegno di risorse del fondo del servizio civile, sottraendole al contingente annuo proposto ai giovani. Anche l’assenza di interlocuzioni istituzionali, a cominciare da quelle con le Regioni e Province Autonome, e la vaghezza delle indicazioni aprono la strada a una stagione di conflitti e incertezze“.
I tre enti sottolineano poi la mancata risposta su specifici quesiti riguardanti l’impatto dei fondi PNRR. “Gli enti di servizio civile hanno il diritto di sapere – affermano – a cosa vanno incontro quando depositeranno i programmi e i progetti, in termini di responsabilità e di carico operativo”.
Positivo infine l’avvio alla sperimentazione di interventi ulteriori in campo ambientale, con l’avviso “Servizio Civile Ambientale” e anche la pubblicazione del secondo avviso per il Servizio Civile Digitale.
“Anche se su questo il termine del 10 marzo – concludono – con un avviso pubblicato il 25 gennaio, rende difficili aggiornamenti qualitativi dei testi, sempre chiarito che si tratta di progetti di servizio civile e non di formazione professionale di personale. Rinnoviamo – concludono Cnesc, Forum Terzo Settore e CSVnet – la disponibilità al dialogo per risolvere insieme tutte le criticità“.
Alla vigilia di uno dei compiti più alti e delicati della vita politica ed istituzionale del paese, l’elezione del Presidente della Repubblica italiana, la Campagna “Un’altra difesa è possibile” ha deciso di intervenire nel dibattito con una lettera aperta indirizzata ai Grandi Elettori che nei prossimi giorni inizieranno la serie di votazioni in Parlamento.
La missiva non ha lo scopo di “dare suggerimenti o indicare nomi”, come evidenziato dalle Reti promotrici, ma intende “richiamare l’attenzione su un aspetto finora trascurato: quello della difesa non armata e nonviolenta e della mancanza di un luogo istituzionale che la coordini e la promuova”.
Nella propria lettera la Campagna ricorda anzitutto di essere promotrice con una Petizione a Camera e Senato, di una proposta di Legge – già all’attenzione delle competenti Commissioni Affari costituzionali e Difesa – che istituisce il Dipartimento per la Difesa civile non armata e nonviolenta, strumento istituzionale necessario per il riconoscimento della parità costituzionale tra difesa militare e difesa civile. “Occorre una pari dignità con pari legittimità – sottolineano le organizzazioni firmatarie – perché la difesa della Patria, cioè l’integrità della nostra comunità oggi minacciata dalla pandemia, dalla crisi climatica e dalle armi nucleari, è affidata dalla Costituzione ai cittadini ed è un sacro dovere che riguarda ciascuno di noi”.
Per questo motivo “Un’altra difesa è possibile” si rivolte a coloro che hanno il compito di eleggere il prossimo Capo dello Stato che tra le sue funzioni “ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere”. E dunque poiché il riconoscimento giuridico e la parificazione tra difesa armata e difesa nonviolenta è già stato fatto proprio dal nostro ordinamento si deve correttamente intendere che il Presidente della Repubblica “ha il comando delle Forze armate e disarmate, presiede il Consiglio supremo di difesa armata e nonviolenta costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra o di resistenza nonviolenta deliberato dalle Camere”.
La nostra Repubblica è nata da uno strumento nonviolento quale il Referendum popolare e la Costituzione su cui si basa ripudia la guerra e vuole la pace: occorre dunque che salga al Quirinale un Presidente attento a questi principi, un Capo delle Forze Armate e della Forze Disarmate che sappia riconoscere e sostenere la pari dignità di chi difende i valori costituzionali senza ricorrere alle armi. Dal Quirinale potrebbe venire un riequilibrio dei poteri della difesa, ricordando il motto che fu proprio di un Presidente del passato: “Svuotare gli arsenali, riempire i granai”, un programma ancora tutto da attuare.
Negli ultimi anni l’intera comunità nazionale ha difeso, con costi e impegno altissimi, la salute individuale e la sanità pubblica. Non c’è bene superiore del diritto alla vita, tutto il resto viene dopo. Eppure il bilancio della difesa è assorbito esclusivamente dalla spesa militare (quasi 26 miliardi di euro nel 2022 con un incremento del 20% in tre anni) mentre alla difesa civile non armata e nonviolenta non arrivano nemmeno le briciole. Una situazione che ci impegneremo a cambiare.
Negli ultimi mesi stiamo assistendo all’allontanamento del Servizio Civile Universale (SCU) dalle sue finalità di legge, è stato perfino cancellato il sito ad esso dedicato www.serviziocivile.gov.it.
“Sembra ci sia un tentativo di ridurre il servizio civile, che ha una propria autonoma legge, ad una branca delle politiche giovanili, a loro volta focalizzate principalmente sulla ‘occupabilità dei giovani’ e ci chiediamo se sia questo l’intendimento del Governo”. Così Vanessa Pallucchi, Portavoce del Forum del Terzo Settore e Licio Palazzini, presidente Cnesc e coordinatore del Tavolo Servizio Civile.
Si collocano in questo quadro la modifica della programmazione triennale, con la cancellazione di quelle annuali, l’assenza di un finanziamento triennale e l’apertura di un vuoto procedurale nel quale resta il solo Dipartimento per le politiche giovanili e il servizio civile universale. Stesso trattamento è riservato all’attuazione più concreta del SCU, con una serie di azioni che inficiano il raggiungimento degli obiettivi affidati al Servizio Civile Universale, come peraltro previsto nel PNRR.
Il bando giovani, pubblicato a metà dicembre, con scadenza 26 gennaio per la presentazione delle domande, fissa tempi per le selezioni che sono in contrasto con la normativa che regola i concorsi pubblici – solo 37 giorni invece di 90 -. Ci risulta che molte organizzazioni hanno scritto alla Ministra Dadone, ma ad oggi non hanno ancora ricevuto risposta. Inoltre si è assistito ad una sostanziale assenza della campagna informativa che il Dipartimento è tenuto a realizzare durante il bando, lasciandone ai soli Enti l’attuazione e mettendo così a rischio la presentazione della domanda da parte dei giovani. Criticità e silenzio anche sul ricorso ai residui finanziari del 2021 per ampliare i posti per i giovani, e sul tema della certificazione delle competenze acquisite. In ultimo, salgono vertiginosamente le segnalazioni di provvedimenti necessari all’operatività quotidiana delle organizzazioni e dei giovani, che sono fermi da settimane.
“Denunciamo questa grave, quanto inedita situazione – proseguono Pallucchi e Palazzini – e invitiamo la Ministra Dadone ad attuare la Legge 106/2016 e il DL n. 40/2017, e ristabilire le interlocuzioni con gli Enti, le Regioni e PA e con la rappresentanza. Il dialogo e il confronto sono stati la carta vincente, in passato, per far svolgere al Servizio Civile – attraverso il concorso delle organizzazioni accreditate e dei giovani che lo scelgono – la sua funzione di promozione delle condizioni di sicurezza e coesione dei cittadini e delle comunità (difesa civile e non armata), nonché dei valori fondanti della Costituzione. Il Forum è disponibile a partecipare ad un tavolo di confronto istituzionale per analizzare e portare a soluzione le problematiche che si stanno evidenziando nella gestione del Servizio Civile Universale.”
La CNESC, il Forum Nazionale del Servizio Civile, l’AOI e la Rappresentanza Nazionale degli Operatori Volontari esprimono apprezzamento per lo sblocco delle partenze in alcune aree di 7 Paesi in seguito alla Circolare recante indicazioni agli enti di servizio civile in relazione all’impiego degli operatori volontari in Paesi esteri a rischio pubblicata lo scorso 23 settembre.
Un’apertura importante che permette finalmente ad almeno 112 operatori volontari di ripartire.
Tuttavia rimangono ancora circa 150 giovani bloccati, numero che rischia di diminuire anche per le rinunce- ad oggi almeno 38- di quanti non ce la fanno più a rimanere sospesi nel limbo, demotivati e sfiduciati dopo essere stati avviati al servizio e da quasi due mesi, per la maggior parte, bloccati nelle partenze dalla comunicazione del 13 agosto.
Quali le prospettive future? Quali gli ulteriori passi verso lo sblocco delle partenze?
Domande che rimangono ancora senza risposta, motivo per cui gli enti e la rappresentanza degli Operatori Volontari pochi giorni fa hanno mandato una richiesta di incontro alla Ministra Dadone.
Appurato, infatti, dopo la risposta ufficiale del MAECI all’interrogazione parlamentare sul blocco delle partenze, che il parere negativo non è da intendersi come divieto, la responsabilità della decisione è proprio del Dipartimento e della Ministra.
L’obiettivo dell’incontro non è solo quello di sbloccare le partenze per i 12 Paesi, anche perchè attraverso il lavoro degli enti e la disponibilità dei giovani al ricollocamento in altri Paesi, immaginiamo di poter trovare, in tempi brevi, una opportunità d’impegno all’estero per la maggior parte degli operatori volontari bloccati, ma soprattutto di ridefinire una procedura certa, anche in vista della valutazione dei programmi in corso e per l’imminente bando sui Corpi Civili di Pace, che stabilisca quando non si può andare nel Paese.
Ad oggi, infatti, i protocolli previsti sembrano essere disattesi: per la maggior parte dei Paesi infatti il sito www.viaggiaresicuri.com non sconsiglia a qualsiasi titolo l’ingresso, se non per alcune aree dove non sono presenti le sedi degli enti, col risultato che per lavoro o studio qualsiasi cittadino italiano può recarsi oggi nei Paesi interessati dal blocco, ma non per il Servizio civile.
Inoltre, risulta ormai evidente che, alla base della decisione sulle partenze, non c’è una valutazione dei piani di sicurezza previsti dagli enti, che individuano gli accorgimenti necessari per garantire appunto i livelli di sicurezza, ma soltanto una fotografia dei rischi presenti nel Paese.
E ancora, il MAECI a un tavolo congiunto il 16 settembre, ha dato il suo nulla osta al Dipartimento perché fossero condivise con gli enti le motivazioni (sanitarie? di ordine politico?) alla base del “divieto”. Informazioni essenziali per adeguare i piani di sicurezza ai rischi presenti ma che ad oggi non sono state ancora socializzate.
Ancora, la circolare del 23 settembre non recepisce alcuni suggerimenti degli enti per rendere maggiormente flessibile il ricollocamento dei volontari in altri Paesi, considerando la situazione straordinaria della sospensione delle partenze. Seppur disponibili a cercare soluzioni e a tentare una seppur complessa riorganizzazione, gli enti si trovano limitati da alcuni vincoli formali, che potrebbero essere superati facendo tesoro dell’esperienza del bando precedente, quando sono stati messi in campo strumenti flessibili per gestire l’emergenza.
La richiesta, infine, di un’assicurazione sanitaria integrativa obbligatoria come condizione necessaria per lo sblocco di alcuni Paesi – vedi Ecuador e Cile – dovrebbe essere, secondo gli enti, una responsabilità del Dipartimento non solo in quanto titolare della copertura assicurativa generale degli operatori volontari ma anche in relazione alla copertura economica garantita, ad esempio, dal risparmio legato alle posizioni previste ma che non verranno attivate con il quale si potrebbero coprire le spese aggiuntive richieste per garantire maggiore sicurezza.
Gli enti e la rappresentanza dei giovani confidano nella disponibilità della Ministra a incontrarli, a fare il possibile per sbloccare in tempi rapidi i Paesi ancora sospesi e a chiarire le procedure che realmente garantiscono la sicurezza, trasformando così una situazione problematica in una opportunità di crescita per l’istituto del servizio civile all’estero.
Lo scorso 13 agosto il Dipartimento con una nota sul proprio sito ha bloccato le partenze dei volontari del Servizio Civile diretti in 19 Paesi esteri inseriti in una lista redatta dal Ministero degli Esteri. Questa decisione riguarda circa 350 giovani in progetti già avviati a maggio e giugno o da avviare a settembre. Al momento sono in attesa di partire per le destinazioni estere, tranne 70 circa già in loco.
L’incontro che si è tenuto il 26 agosto è solo il primo passo. Ribadiamo la richiesta già avanzata durate l’incontro sull’urgenza e la necessità di riconvocare in tempi stretti il Tavolo di Confronto, al fine di poter individuare soluzioni che consentano di sbloccare le partenze per tutti i Paesi esteri e di vedere valorizzate le legittime aspettative di tutti quei giovani che hanno volontariamente e consapevolmente rinunciato a lavoro, studio e ad altri progetti per impegnarsi nell’esperienza di Servizio Civile.
Considerato che il MAECI (Ministero Affari esteri e Cooperazione internazionale) stesso ha ribadito durante l’incontro che il parere negativo espresso sui 19 Paesi non è da intendersi come divieto, ma come invito a Enti e volontari di prendere coscienza della situazione rispetto ai rischi presenti in quei Paesi, e di assumere un approccio ancora più consapevole e responsabile e di organizzarsi di conseguenza per far fronte a tali rischi, chiediamo alla Ministra Dadone e al Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio Civile Universale di non frapporre ulteriori ostacoli alle partenze per l’estero.
Nell’incontro del 26, inoltre, come anche dichiarato dalla Ministra al quotidiano “Avvenire”, c’è stata una positiva apertura, anche se con qualche limitazione territoriale, per 6 dei 19 Paesi della black list (Mozambico, Kenya, Etiopia,Equador, Perù e Colombia), ma rimangono forti criticità per tutti gli altri Paesi della lista per i quali il Capo Dipartimento ha ipotizzato il rinvio delle partenze al 2022. Prospettiva inaccettabile in quanto allungherebbe ulteriormente il periodo di incertezza per centinaia di giovani, molti dei quali hanno vissuto un’analoga situazione l’anno scorso quando è scoppiata la pandemia e i progetti sono stati sospesi.
Le soluzioni proposte al Governo da Enti e volontari:
- Considerata l’esperienza maturata dagli Enti in questi anni nella valutazione e nella gestione dei rischi, si chiede che sia data la possibilità di condividere caso-per-caso le proprie valutazioni in merito al livello di rischio dei luoghi di realizzazione del progetto, così da potersi confrontare con le valutazioni fatte dal MAECI per arrivare ad una soluzione condivisa, ponderata, uniforme e soprattutto quella più realistica possibile da porre sul campo.
- Si chiede l’adozione da parte del Dipartimento di un provvedimento – analogo a quello assunto nell’ottobre del 2020 in una situazione sanitaria molto più sfavorevole dell’attuale, per entità dei contagi e per l’assenza di vaccini – che richieda e consenta agli Enti di assumersi la responsabilità della valutazione del rischio presente nei singoli contesti d’intervento e ai giovani di dichiarare la propria consapevolezza dei rischi presenti nel Paese di destinazione.
- Si chiede di inserire i giovani in Servizio Civile tra le categorie che possono recarsi nei Paesi del cosiddetto “elenco E” del DPCM 2 marzo 2021 e successive ordinanze del Ministero della Salute.
- Rimane inoltre la richiesta, in linea con quanto fatto l’anno scorso, di permettere eccezionalmente a tutti i volontari che non siano potuti partire o successivamente abbiano deciso di interrompere il loro servizio, di ricandidarsi ai prossimi bandi di Servizio Civile, inclusa l’ipotesi, altresì concessa l’anno scorso, del superamento del 29° anno di età.
Enti e giovani manifestano, inoltre, preoccupazione per l’intenzione del Dipartimento di avviare il 16 settembre nuovi progetti da realizzare nei 19 Paesi della black list per i quali, dunque, lo stesso Dipartimento non consente le partenze estere. Una scelta, questa, che appare contradditoria e che rischia solo di aumentare la confusione e l’incertezza nei giovani che inizierebbero il loro servizio, ma senza avere la certezza di partire per l’estero.
Alla preoccupazione per la situazione attuale si aggiunge, infine, quella per i progetti presentati nella scorsa primavera e che il Dipartimento sta al momento valutando. Questi progetti potrebbero essere esclusi o ridimensionati nel caso di valutazioni negative sui rischi da parte del MAECI non temperate dalle risultanze derivate dal confronto sulle condizioni presenti sul campo. Se così fosse, sarebbe la condanna alla marginalità di un’esperienza che finora è stata di avanguardia, che vede come protagonisti i giovani in quanto difensori civici e costruttori di processi di pace.
Nella speranza che le Istituzioni si assumano la responsabilità di attuare le finalità del Servizio Civile, a cui sono prioritariamente preposte e si adoperino per costruire assieme agli Enti le condizioni migliori possibili per garantire l’attuazione dei progetti all’estero e la partenza dei volontari, attendiamo fiduciosi la prossima convocazione del Tavolo e lo sblocco delle partenze.
Nota congiunta di CNESC, Forum Nazionale del Servizio Civile, AOI (Associazione Ong italiane) e Rappresentanza dei Volontari
Nel giorno in cui si avvia la sperimentazione del Servizio Civile Digitale è un risultato molto positivo che il Parlamento si appresti a confermare lo stanziamento annuale di 300 milioni di euro per il fondo del SCU nel 2021 e 2022, deliberato dal Governo, anche se, con l’emendamento trasversale presentato, avevamo sperato in un passo ulteriore. L’ordine del giorno che impegna il Governo alla stabilizzazione del contingente ad almeno 50.000 posizioni annue, tiene comunque aperta la partita.
In questi giorni si gioca comunque l’altra opportunità per consolidare ed espandere il Servizio Civile Universale. La valorizzazione delle competenze acquisite dai giovani durante l’anno di servizio, obiettivo disatteso dal 2002, è indicata nella bozza del Recovery Fund per il SCU insieme alle risorse per esso previste. Risorse che chiediamo al Governo di confermare, se non aumentare, certi che nelle prossime settimane ci sarà la possibilità di portare il nostro contributo di idee e di esperienze.
Ma l’attenzione non va dedicata solo agli aspetti economici.
La qualità delle esperienze svolte dai giovani e l’impatto dei programmi sulla coesione e innovazione della vita delle comunità, sono gli obiettivi verso i quali in molti stiamo operando.
Per questo siamo preoccupati di provvedimenti quali il sistema di valutazione dei programmi e dei progetti, che, depotenziando quelle chiavi di lettura sistemiche che reti regionali e nazionali sono in grado di mettere a disposizione, sembrano nuovamente fermarsi al solo impatto nei micro territori.
Già nell’offerta attuale di posizioni di servizio civile queste maxi concentrazioni fortemente localizzate sembrano più simili a forme di ammortizzatori sociali o politiche del consenso che a esperienze di impegno civico di qualità, finalizzate alla difesa nonviolenta della Patria.