Il servizio civile universale: un’opportunità per i giovani

Fino a quando ci saranno 125.000 domande e 55.000 posizioni del bando, il carattere inclusivo del Servizio Civile Universale sarà un obiettivo irrealizzato.

Intervento di Licio Palazzini, Presidente di Arci Servizio Civile APS

Dopo anni di attese (dal 2002 era prevista la certificazione delle competenze dei volontari del SCN), di false partenze (2015 e Servizio Civile in Garanzia Giovani), oggi abbiamo ascoltato una concreta esperienza di accompagnamento dei giovani alla emersione e messa in trasparenza delle competenze sociali e civiche, al deposito delle evidenze, alla loro attestazione da una Commissione titolata a farlo. Competenze individuate dal Dipartimento del SCU, sulla base delle risoluzioni dell’Unione Europea.

Paolo Di Rienzo ha già messo in risalto il percorso nato dalla collaborazione fra tre soggetti, come modello di raccordo fra saperi e conoscenze diverse, funzionali alla messa in trasparenza e validazione delle competenze sociali e civiche degli operatori volontari. Interagisco con Federica De Luca per segnalare che esistono già abbondanti materiali per azioni di ricerca sulla autovalutazione dei giovani sulle capacità percepite. Come ASC Aps dal 2009 nel sistema di monitoraggio c’è una sezione dedicata proprio a questo obiettivo e il data base e di circa 12.000 report. Nei Rapporti Annuali che ogni anno pubblichiamo e che sono disponibili sul nostro sito ci sono i dati di dettaglio.

Prima di passare ad alcune proposte di lavoro futuro, riprendo un passaggio che è emerso. Mi riferisco all’annosa fotografia di profili dei giovani del servizio civile al di sopra della media per titoli di studio rispetto alla popolazione giovanile.

Fino a quando ci saranno 125.000 domande e 55.000 posizioni del bando, il carattere inclusivo del Servizio Civile Universale sarà un obiettivo irrealizzato.

E questo è un delicato nodo. L’introduzione del termine “Universale” è la qualità della riforma. Non è ancora realizzato, nonostante gli sforzi congiunti di Dipartimento e enti.

Venendo al merito di alcune considerazioni generali sull’identità del SCU e la sua relazione con sostegni all’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani che lo svolgono, ricorro ad un’immagine.
Il SC può essere paragonato a un coltellino svizzero. Tante piccole lame che separate servono per uno scopo solo, insieme diventano uno strumento utilissimo. L’acquisizione di queste competenze sono nel SCU funzionali a realizzare al meglio le attività per le comunità (i programmi e i progetti) e per dare concretezza alla attuazione dei valori fondativi della Costituzione, come ci richiama la legge che ha istituito il SCU.

Realizzati nell’Italia di oggi significano spostare l’asse della bilancia dei valori e dei comportamenti dalla delega alla partecipazione, dalla rabbia alla costruzione, dall’autoritarismo alla autorevolezza. E, sul mercato del lavoro, dall’essere numero all’essere lavoratore.
Per questo non siamo stati soddisfatti che nel PNRR il SCU sia stato inserito nelle politiche attive del lavoro. Sarebbe stato più adeguato collocarlo fra le infrastrutture sociali, la famiglia, la comunità, il terzo settore.

Provo a indicare alcune prossime tappe.

  1. Per ASC Aps una riflessione, già in fase avanzata, di maggior avvicinamento del referenziale ai concreti percorsi dei giovani, anche in termini di linguaggio e di evidenze. Così come uno snellimento del percorso di presa in carico dei giovani, perché passare da poche decine a qualche migliaio di giovani richiede di proceduralizzare il metodo, i tempi, le risorse umane necessarie, l’investimento economico. Con INAPP proporremo terreni concreti di collaborazione per azioni di ricerca.
  2. Per il terzetto di protagonisti della sperimentazione agire per allargare il campo delle organizzazioni di servizio civile coinvolte. Stanno partendo altre sperimentazioni con i giovani del bando 2020. Opereremo per mettere in risalto gli elementi comuni e valorizzare le specificità.
  3. Verso il Dipartimento. Dopo aver formalizzato il modello della sperimentazione già nel 2020, cercare il dialogo per il passaggio dall’attuale situazione, nella quale è scelta facoltativa l’emersione strutturata di queste competenze, a una situazione di sistema. Con tutta la gradualità necessaria, ma avviando il percorso perché possibilmente già dal prossimo Avviso deposito programmi e progetti la messa in trasparenza sia un elemento di sistema.

La vera innovazione e sfida è, semplificando la comunicazione, avere una sede ove con le istituzioni interessate affinare un ruolo istituzionale utile allo scopo.
4. L’ultima cosa di cui il SCU ha bisogno è un modello astratto, funzionale a istituzioni di settore, che viene calato sugli enti di servizio civile e sui giovani, fatto solo di procedure tutte su piattaforme, con flag da attivare e certificati da scaricare.

Abbiamo un precedente di lavoro comune che ci potrebbe aiutare. Il Gruppo di lavoro inter-istituzionale per l’attestazione, la validazione e la certificazione delle competenze acquisite in servizio civile nell’ambito del Programma Garanzia Giovani costituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali l’11 Febbraio 2015 che produsse il Decreto Direttoriale del 2 Luglio 2015. Quell’esperienza non ha prodotto effetti concreti per due carenze di sistema che oggi invece sono superate. Mancava la individuazione del campo delle competenze oggetto dell’attestazione, validazione e certificazione. Oggi esiste con le disposizioni dall’Avviso 2018 e anni successivi emanati dal Dipartimento Politiche Giovanili e SCU.

Mancava il riconoscimento su tutto il territorio nazionale di validazioni e certificazioni ottenute in una specifica regione o PA. Con il Decreto 5 Gennaio 2021 “Disposizioni per l’adozione delle Linee guida per l’interoperatività degli enti pubblici titolari del sistema nazionale di certificazione delle competenze” anche questo ostacolo è stato superato.
Alla composizione di quel gruppo di allora andrebbero aggregati Forum del Terzo Settore e RUIAP.

Si pone qui un ulteriore passaggio di evoluzione da quella fase del 2015 che potremmo definire del “dobbiamo fare” a quella del “possiamo fare”.
Al di là dell’uso prescrittivo, visto che l’uso dell’Atlante è previsto nella normativa di riferimento sul tema e nello specifico nelle recenti linee guida allegate al Decreto del 5 gennaio 2021, quali opportunità offre, o può offrire, agli Enti nelle fasi di progettazione e al sistema nel suo complesso nelle fasi di riconoscimento delle competenze acquisite l’Atlante stesso? Andrà inoltre fatta una valutazione delle risorse che servono a sostenere la implementazione di questa attività, che non può essere a carico agli enti che già cofinanziano per il 50% il Servizio Civile Universale.

Il servizio civile degli obiettori di coscienza ha allargato la visione e i soggetti della difesa della Patria. Il servizio civile universale riuscirà a portare le competenze sociali e civiche generate dall’educazione informale e non formale alla stessa rilevanza delle competenze professionali? Sarebbe un bel passo avanti per il protagonismo dei giovani, il riconoscimento della capacità generativa del Terzo Settore, la qualità della vita nel nostro Paese.