Ma le industrie delle armi restano in funzione, «perché essenziali»
«Si ferma l’economia civile, quella incivile no». Appello al governo di Scuola di Economia civile, Banca Etica, Pax Christi, Focolari.
«In guerra contro un nemico infido». «I medici in prima linea». «La trincea degli ospedali». In tempi di pandemia le metafore belliche tracimano da tg e discorsi pubblici. In un Paese che si è scoperto disarmato, di fronte a un invasore che sta facendo stragi. Secondo Rete della Pace e Rete Italiana per il Disarmo anche perché la sanità «in 10 anni è stata definanziata per 37 miliardi di euro». La spesa sanitaria negli ultimi anni si è «ridotta dal 7% del Pil al 6,5», mentre la spesa militare «è cresciuta dall’1,25% del 2006 all’1,43% previsto per il 2020, pari a 26 miliardi». Il confronto tra sanità e difesa – su dati di Fondazione Gimbe e Osservatorio Milex – pone con forza il problema alla politica.
«Si ferma l’economia civile, ma quella incivile continua a lavorare», è la riflessione lanciata con una lettera aperta a governo, Parlamento e sindaci da Scuola di Economia civile, Banca Etica, Pax Christi, Movimento dei Focolari, Mosaico di Pace. «Il governo ha deciso lo stop delle industrie, tranne quelle essenziali». Tra cui, è stabilito, «quelle dell’industria dell’aerospazio e della difesa».