Parata 2 giugno. Orgoglio, non disagio: parlano i ragazzi del servizio civile

Da giovani di un Istituto che nasce dall’obiezione di coscienza e si fonda sulla “difesa non armata e nonviolenta della Patria”, avvertono fino ad un certo punto la contraddizione di stare in un contesto così militarizzato. Ecco le impressioni raccolte nel corso delle prove generali della parata, lungo i Fori imperiali

Porta un nastrino tricolore tra i capelli Valeria, una delle 47 tra volontarie e volontari del Servizio Civile Universale, che domani – domenica 2 giugno – sfileranno nella tradizionale parata lungo i Fori imperiali per la Festa della Repubblica. Insieme ai suoi colleghi di servizio, provenienti dalle sedi romane e laziali di vari enti, hanno passato gli ultimi 20 giorni ad esercitarsi per marciare davanti al Presidente della Repubblica e alle più alte cariche istituzionali. Saranno una macchia bianca nel settimo ed ultimo settore della parata, quello riservato ai corpi armati e non dello Stato, preceduti dal rosso dei volontari dalla Croce Rossa e seguiti dal blu dalla Polizia municipale di Roma Capitale.

A suo modo la “compagnia” del Servizio Civile Universale – così la chiama il programma ufficiale della Difesa, anche se i giovani preferiscono definirsi un “gruppo” – , riproduce in piccolo quello che è oggi questo istituto: ci sono ragazzi avviati nell’ultimo bando ordinario, italiani e stranieri, quelli che hanno usufruito delle quote riservate dai fondi FAMI ai titolari di protezione internazionale, e quelli partiti con gli ultimi bandi di Garanzia Giovani, destinati a giovani che non studiano e non lavoro. L’età varia dai 18 ai 29 anni, la presenza femminile predominante ed è donna anche la portabandiera, Ilaria Labate.

L’articolo continua sul redattore sociale