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25 aprile 2019: il racconto di Martina e Michela, volontarie in servizio civile

25 aprile 2019: il racconto di Martina e Michela, volontarie in servizio civile

Siamo Martina e Michela, volontarie nel progetto “La memoria dalle storie locali all’educazione alla pace” e la sera del 24 aprile abbiamo voluto partecipare all’evento “LIBERARCI-letture di resistenza” organizzato dal circolo arci La Cadrega durante il quale volontar* del servizio civile, pubblico, chiunque avesse voglia di condividere una poesia, un racconto, hanno potuto esprimersi in un bel clima di condivisione, festa e riflessione.

Quella sera Martina ha letto la poesia “Non piangere, compagno” di Giorgio Bassani; poesia ispirata alle vicende delle quattro giornate di Napoli: non esistono immagini d’epoca riprese dal cinema documentario, e le foto riguardanti quell’evento, che vide la popolazione napoletana liberarsi dal nazifascismo prima dell’arrivo degli Alleati, sono immagini del cinema.

Tutto il circolo era adornato per l’occasione: in una stanza c’erano foto di strade di tutta Torino dedicate a partigiani, affiancate alle storie di quei nomi, nella stanza delle letture c’erano foto di manifesti dell’epoca, da prima della Prima Guerra Mondiale alla Liberazione.

Uno dei manifesti più significativi per la vicinanza del tema al progetto è quello che annuncia la pena di morte per chi non si presenta alla chiamata alle armi. La poesia letta da Martina racconta ciò che è successo dopo la rivolta, quando restarono nel ricordo i nomi dei morti che si conoscevano, come quello di Gennaro Capuozzo, bambino di dodici anni che fu ucciso su una barricata mentre combatteva contro i tedeschi invasori: è probabilmente da questa vicenda che Bassani prende spunto per comporre i versi di questa poesia, che io, Martina, ho avuto il piacere di leggere non senza qualche incrinazione nella voce.

L’atmosfera cordiale e familiare, le luci soffuse, le immagini di manifesti che oggi non sembrano più così turbanti paragonati agli odierni, la presenza di amici e colleghi, hanno reso la serata piacevole e carica di pathos, serata che abbiamo ovviamente concluso cantando “Bella Ciao”.

La musica ha accompagnato anche il pomeriggio del 25 aprile, allo ZAC! di Ivrea.

“LIBERAZIONE IN FESTA” è il nome dato all’evento dedicato ai valori di Pace, Giustizia, Democrazia, Libertà e Solidarietà, come si può leggere sulla locandina. In pieno spirito di condivisione e libertà, l’organizzazione di questa Festa ha visto la collaborazione di ANPI, Intercultura, LIBERA, ACMOS, Croce Rossa, Legambiente Dora Baltea, Serra Morena, l’Arvicola, ZAC! Zone Attive di Cittadinanza, Ecoredia, Emergency, AGESCI.

Il pomeriggio è stato ricco di canti e balli che hanno coinvolto grandi e piccini: i ragazzi e le ragazze della JAM dello Zac! hanno dato avvio al momento musicale, partecipato dai gruppi della zona, tra i quali l’Ivrea Folk Music.

Le attività organizzate da* volontar* dei progetti di Arci Servizio Civile sono state pensate per i più giovani: ai bambini sono stati distribuiti dei fogli sui quali poter colorare mentre imparavano un po’ della storia della Liberazione e della bandiera italiana; ai ragazzi e alle ragazze un po’ più grandicelli/e presenti sono stati chiamati a esprimere cosa fosse per loro la libertà, scrivendo i loro pensieri su dei foglietti incollati poi su un grande cartellone azzurro cielo.

“LIBERAZIONE IN FESTA”; è stato un appuntamento al quale io, Michela, mi pento di non aver partecipato prima e che so di non voler perdere l’anno prossimo: l’intero pomeriggio è stato ricco di risate ma anche interessanti dialoghi e riflessioni sul tema della libertà, su che cosa vuol dire essere parte di una nazione e quali valori dovrebbero essere condivisi da un popolo, insomma, sul mondo che vogliamo. In conclusione, noi oggi scegliamo di goderci questa libertà non andando in vacanza, ma passando il 25 aprile con gli altri, rappresentando e mettendo in pratica il mondo che oggi noi vogliamo.

Martina e Michela.

Non piangere, compagno – Giorgio Bassani

Non piangere, compagno

se m’hai trovato qui steso.

Vedi, io non ho più peso

in me di sangue. Mi lagno

di quest’ombra che mi sale

dal ventre pallido al cuore,

inaridito fiore

d’indifferenza mortale.

Portami fuori, amico,

al sole che scalda la piazza,

al vento celeste che spazza

il mio golfo infinito.

Concedimi l’erma pace

dell’aria. Fa’ che io bruci

ostia candida, brace,

persa nel sonno della luce.

Lascia così che dorma: fermento

piano, una mite cosa

sono, un calmo e lento

cielo in me riposa.