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Bartolomeo – ESC

Bartolomeo – ESC

Sono Bartolomeo, ho vent’anni ed ho appena concluso la mia esperienza di otto mesi in Romania con un progetto SVE. Sono entrato a contatto con i progetti europei solamente l’anno scorso, quando, una mia amica me ne ha parlato riportandomi la sua precedente esperienza. Ero al mio ultimo anno di liceo e sentivo di aver bisogno di una pausa dall’ambito accademico-scolastico e di dare l’opportunità a molti aspetti della mia persona di crescere e di fare esperienze in contesti completamente diversi e nuovi. La mia voglia di cambiamento era
fortemente condizionata dalla mia stanchezza di vivere in una dimensione limitata e ristretta come quello della mia città, della mia scuola, dei miei amici e della mia famiglia. Le parole della mia amica mi hanno per la prima volta dato un po’ di speranza e mi hanno stimolato a rispondere e seguire questa mia esigenza di andarmene.
A Settembre dello stesso anno (2019) sono partito per Bucarest, capitale della Romania, per riunirmi con gli altri 23 volontari facenti parte del progetto Solid Air, fondato e organizzato dall’associazione A.C.T.O.R. (associazione culturale di teatro ed origami rumena). Le attività di cui ci occupavamo riguardavano l’interagire con i bambini di diversi ambienti sociali in giro per tutta la città, lavoravamo nelle scuole
organizzando momenti di educazione non formale, workshops di origami e mini spettacoli teatrali. Il nostro focus riguardava, anche, gli ambienti giovanili negli ospedali, in particolare, in quelli meno abbienti ed in cui si trovavano bambini provenienti da condizioni familiari più disagiate. Qui, tenevamo dei momenti di “clinic animation”, assieme ai bambini facevamo giochi di gruppo, dipingevamo, organizzavamo origami workshops e momenti musicali in cui si ballava, suonava, cantava e recitava. Durante il corso del progetto la nostra associazione ospitava due momenti fondamentali ricorrenti, la “Christmas Campaign” e l’“Easter Campaign”, in cui scuole, volontari e ospedali collaboravano per offrire ai bambini ricoverati giochi, vestiti ed alimenti. Per tutto il mese di Novembre, ho raccolto pupazzi e bigliettini donati dai bambini nelle scuole per i loro coetanei negli ospedali e nell’ultima settimana di Dicembre, noi volontari, divisi in gruppi,
abbiamo consegnato i regali ai destinatari. Mi piace ricordare questo momento con le parole di una mia amica che lo ha definito come, “un momento magico di unione in cui amore e solidarietà vengono condivisi tra ambienti diversi e noi – volontari- siamo coloro che si occupano di trasportare questi valori”. Purtroppo a causa della pandemia non siamo riusciti a realizzare la campagna di Pasqua ma sono sicuro sarebbe stata ugualmente un momento molto umano ed intenso.
Credo di aver vissuto in una bolla per tutti questi mesi, sono cresciuto, ho avuto e affrontato molte situazioni complicate e mi sono dato tempo. Sono grato per aver saputo apprezzare l’importanza del tempo, non mi sono mai sentito in ansia perché dovevo correre da una parta all’altra della città e ciò che facevo mi rendeva molto felice. Essere consapevoli del tempo che si ha a disposizione, mi ha fatto crescere,
ho avuto l’opportunità di godermi intensamente i momenti con le persone che mi circondavano, ho viaggiato molto e scoperto posti culturalmente così diversi ed interessanti rispetto a quelli a cui sono abituato. La mia routine giornaliera era molto costante, alla mattina mi svegliavo attorno alle otto, andavo a scuola per due o tre ore, facevo le mie lezioni e poi nel primo pomeriggio per due ore, due volte la settimana, avevo attività in ospedale. Quello che mi ha dato molto è stato l’interagire con gli altri volontari, il sentirmi a mio agio a condividere momenti e pensieri assieme a loro e ad ascoltare le loro storie. Nei momenti difficili era con alcuni di loro che mi confessavo, come, nei momenti di allegria era con loro che mi divertivo. Se, l’aver saputo spendere il mio tempo in modo qualitativamente soddisfacente è una delle cose che più ho apprezzato del mio volontariato, tra le cose negative c’è il fatto di aver dovuto affrontare momenti di grande criticità con i miei superiori, in quanto, dovuti, a volte, ad una mancanza di professionalità ed organizzazione. L’aver dovuto affrontare momenti difficili sin dall’inizio della mia esperienza mi ha aiutato molto a trovare un equilibrio solido nei mesi successivi, ho imparato a gestire situazioni negative con maggiore razionalità e a non lasciarmi abbattere subito. Sono, comunque, grato per tutto quello che ho vissuto, imparato e provato in questi otto mesi, ho avuto la possibilità di imparare ad osservare la vita e la società in cui viviamo con un’altra ottica, forse meno consumistica ed idealizzata, ma, anche, con un grande stimolo nel ricercare ciò che mi fa star bene e mi stimola ad agire. Se avete il coraggio, provate a buttarvi e ad allontanarvi per un po’ dalla realtà che vi circonda, fate di ciò che vi rende “uncomfortable” qualcosa di “comfortable” e fermatevi a sentire.