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Una magica avventura… alla scoperta della Riserva

Una magica avventura… alla scoperta della Riserva

Noi siamo in 4: io, Valentina, Gabriele e Matteo. Ci siamo conosciuti pian piano e ci siamo scoperti affini. La realtà in cui prestiamo servizio civile ci ha portato a scoprire le diverse aree che costituiscoo la Riserva Naturale. La prima attività fatta insieme che ricordo è stata la manutenzione delle biciclette, e già in questa piccola attività ordinaria sono emersi dei ruoli, come avviene tipicamente in una dinamica di gruppo. La nostra prima esplorazione ha rigardato il tratto che congiunge la Casa del Parco all’area umida della Cervelletta, un’area di notevole pregio naturalistico e storico. Per raggiungere la Cervelletta ci siamo inoltrati lungo il percorso in direzione Ponte Mammolo. I percorsi ciclabili all’interno del parco sono in alcuni tratti più curati, in altri più selvaggi.

E’ stato bello pedalare insieme e scoprire un paesaggio così eterogeneo, fermarsi per apprezzare gli scorci che il fiume e la vegetazione ripariale ci offriva, osservare i gabbiani e le anatre lascarsi fluire dalla corrente , ascoltare il suono degli uccelli o semplicemente ascoltare il silenzio. Mi sono sentita unita a dei ragazzi di cui non conoscevo molto. Nei sentieri più incolti o nei tratti in cui ho avuto difficoltà con la bici ho apprezzato l’aiuto ricevuto dagli altri. Superata l’uscita del sentiero ciclabile abbiamo attraversato il fiume e, percorrendo via Palmiro Togliatti, siamo giunti al quartiere “Colli Aniene” e all’ingresso della Cervelletta. Visitando l’area protetta abbiamo ammirato la peculiarità della zona, che un tempo era una palude. Su una rupe tufacea si erge un casale di epoca feudale, destinato a uso residenziale e agricolo. Siamo entrato ed è come se avessimo fatto un vero tuffo nel passato; abbiamo visitato anche il Museo della Civiltà Contadina.

Questa splendida passeggiata tra storia e natura mi ha lasciato sensazioni positive, sia per il fascino dell’avventura, sia per la gioia di averla condivisa con dei coetanei. L’escursione ha fatto emergere i nostri valori. Ci siamo confrontati su un tema importante sul quale abbiamo pareri diversi:  come si coniuga l’attività agricola con la conservazione della natura. E in questa occasione ho notato con piacere che le nostre diversità di vedute, espresse con rispetto, hanno favorito uno scambio tra noi e un arricchimento. Da quel momento mi sono resa conto che l’esplorazione in bici o a piedi sarebbe stata un’attività piacevole da svolgere insieme, un momento di condivisione per conoscere e per conoscersi.

Il contatto con la natura facilita la conoscenza di se stessi. E la conoscenza di sè e degli altri ci avvicina alla verità dell’essere umano: la relazione. Ciò che ha reso speciale quest’anno è che la relazione tra noi e poi verso gli altri ha rivestito un ruolo centrale, è stata l’essenza di ogni giornata. Credo che il punto di forza di un progetto di servizio civile è che si dà valore alle relazioni umane. Al giorno d’oggi ciò non è affatto scontato. Il valore della mia esperienza non è quantificabile in base alla quantità di attività che abbiamo svolto, bensì in base alla qualità dell’impatto sociale delle attività svolte. Delle nostre giornate ho apprezzato il valore del tempo: un tempo sempre pieno, scandito da attimi intensi in cui abbiamo donato agli altri qualcosa di noi. Credo ci siamo riusciti

Il servizio civile è una bella avventura da vivere; io, vivendola, ho avuto la conferma che è insensato non avere mai tempo di fermarci, guardarci negli occhi e riconoscerci più simili di quanto pensiamo.