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Servizio civile, educazione e salvaguardia ambientale

Servizio civile, educazione e salvaguardia ambientale

Durante una delle nostre prime formazioni generali Arci Servizio Civile abbiamo affrontato il tema del servizio civile come difesa della patria: inutile dire che molti, me compreso, in quell’occasione sono rimasti perplessi da questa interpretazione che difficilmente immaginavano svincolabile da un contesto bellico o militare. Qualche mese dopo, con Legambiente io e i miei compagni abbiamo affrontato i primi Beach Litter e le prime operazioni di pulizia delle spiagge. In quell’esatto momento ho percepito qualcosa di diverso: mi sono sentito come se stessi realmente proteggendo il mio paese da una minaccia che ne mina la sua bellezza, producendomi in un’opera di autentica difesa.

Con il tempo mi è risultato ancora più chiaro come il servizio civile ci indirizzi verso un’idea di cittadinanza attiva ingiustamente dimenticata, stimolando solidarietà, partecipazione ed inclusione. La campagna “TrenoVerde” ad esempio ci ha permesso di viaggiare per l’Italia, e di condividere modelli e spunti per città più sostenibili, che riducano le differenze sociali e che, eliminando le barriere sociali, risultino più integrative. Abbiamo parlato con persone da tutta Italia, cercando di trasmettere ciò che impariamo ogni giorno, conoscendo nuovi luoghi e aprendoci sempre di più al mondo che ci circonda.

Durante la mia esperienza ho collaborato con diversi uffici, tra questi c’è quello delle scuole: mi è dunque capitato di recarmi nelle aule dei licei per poter parlare ai ragazzi di temi legati all’educazione ambientale. Già incontrandoli nuovamente la settimana successiva ho potuto constatare che quanto avevo insegnato loro una settimana prima stava già dando i suoi primi frutti. Far muovere piccoli passi verso un’idea diversa riguardo il proprio status di cittadini può forgiare, soprattutto fra i più giovani, la consapevolezza di essere parte integrante di un sistema che richiede la loro presenza e il loro contributo. Un ulteriore esempio a questo riguardo è il lavoro che presto presso l’Ufficio Migranti, che promuove l’inclusione di richiedenti asilo in progetti con finalità ambientali e di tutela del nostro patrimonio culturale. La partecipazione di chiunque è necessaria per costruire sistemi sociali migliori e più equi.

Chi presta servizio civile diviene letteralmente ambasciatore di un’idea di cittadinanza rivoluzionaria, pur nella sua semplicità, che risveglia la coscienza e che combatte la sedentarietà che affligge la società contemporanea. In questo modo può contribuire a far comprendere i problemi odierni e ad interpretare dinamiche complesse nel modo più cristallino possibile, nel rispetto della nostra Costituzione e dei valori morali che dovrebbero appartenerci. Questa è una responsabilità che in un certo senso sento gravare su di me perché viviamo in un’epoca in cui numerose componenti politiche spingono ogni giorno per creare nuove divisioni, e su di esse costruiscono il proprio consenso ed il proprio successo, alimentando le tensioni attraverso comode falsità.

Quando racconto quello che faccio alle persone a me vicine, queste mi pongono spesso il medesimo quesito: “Ma quindi il tuo è un lavoro?”. Dire che io “lavoro” sarebbe riduttivo. Io faccio il Servizio Civile, che è un qualcosa che va ben oltre il semplice e materialista concetto di “lavorare”, qualcosa che mi fa sentire un privilegiato e che mi rende moralmente responsabile di far comprendere agli altri l’importanza di difendere, quotidianamente, i valori fondamentali del proprio paese.