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SERVIZIO CIVILE, AI RAGAZZI PIACE «Ma lo Stato deve valorizzarlo»

SERVIZIO CIVILE, AI RAGAZZI PIACE «Ma lo Stato deve valorizzarlo»

Il Servizio civile piace ai ragazzi che lo svolgono. Perché – dicono – è un’esperienza educativa e di formazione. E in un Paese che fa i conti con l’integrazione dei giovani stranieri, con la piaga dei “neet”, con le periferie violente, quei dodici mesi al servizio della comunità sono un’occasione da valorizzare.

Avvenire intervista Il Presidente di ASC aps, Rosario Lerro.

Per il presidente nazionale di Asc (Arci Servizio Civile), Rosario Lerro, sono queste le evidenze che emergono dall’ultimo sondaggio interno.

Abbiamo quasi 2mila posizioni disponibili nei progetti di quest’anno e già 1.800 ragazze e ragazzi hanno preso servizio. Da questo monitoraggio i giudizi sono i più positivi tra tutti i 20mila ragazzi intervistati finora. Danno un voto di 8,2 su 10. Al Sud i più soddisfatti. Ora però lo Stato dia risposte chiare.

Ma chi sono i giovani del Servizio civile universale (Scu)?

Innanzitutto, sono solo una parte di quanti vorrebbero farlo. La rete Asc ha offerto 2mila posizioni, ma le domande sono state più di 6mila. Il 50% ragazze, età media 23 anni, metà studenti, uno su dieci ex Erasmus, 1/3 è laureato o con esperienze di lavoro.
La proposta di Asc è variegata: 282 progetti attivati in tutto il Paese (il 41% dei posti al Nord, 18% al Centro, 41% Sud). Il monitoraggio Asc sui suoi giovani dice che Il 23% lo sceglie per “fare nuove esperienze”, il 32% per “crescita personale e formazione”. Il 26% per “tentare un ingresso nel mondo del lavoro, ricevendo anche un compenso” (507 euro al mese). Solo il 10% per “fare qualcosa di utile per gli altri”. È una delle pochissime esperienze non convenzionali di formazione.

Nel Paese, conferma Asc, c’è un urgente bisogno di educazione e formazione.

Se è vero che gran parte dei giovani del Scu ha alti livelli di studio, nei nostri progetti abbiamo anche tantissimi stranieri che cercano una formazione, anche per l’inserimento lavorativo. C’è un interesse forte, il 58%, per i percorsi legati alla cultura, all’educazione e al patrimonio storico- artistico.

E il 58% dei posti dell’ente riguarda proprio l’educazione e la promozione culturale, il 15% il patrimonio storico artistico. In calo l’assistenza, scelta dal 21% dei giovani di Asc, e l’ambiente, 5%.

Offriamo l’opportunità di accedere ad attività e luoghi di difficile accesso con attività lavorative stabili come le biblioteche o i musei.

Merita una riflessione il modo in cui i giovani scoprono il Servizio civile.

Sì, è un dato su cui riflettere. Il canale principale col 45% è il passaparola, Internet per il 22%, per l’11% direttamente il bando, per 8% Asc. Assenti totalmente gli attori istituzionali, bando a parte. Siamo ancora agli spot in tv, che non intercettano i giovani.

Poche, ma vitali, le richieste di Asc (e condivise da molti enti) a governo e Parlamento.

Chiediamo che lo Stato valorizzi questa esperienza. Il nostro lavoro sta diventando sempre più burocratico e di rendicontazione, c’è sempre meno tempo per immaginare, costruire progetti in grado di coinvolgere i giovani e le comunità che abitano.

Qualche segnale positivo c’è.

Il Dipartimento vuole far conoscere il Servizio civile nelle scuole. Bene anche la riserva del 15% di posti nei concorsi pubblici per chi ha svolto il Scu, grazie alla legge 74 del 21 giugno 2023.

Ma è ora che gli enti partecipino alla programmazione e che si faccia chiarezza sul futuro: i fondi aggiuntivi del PNNR avevano portato al record di 70 mila posti. E domani? Il rischio è una rapida retromarcia. Bisogna sostanziare l’aggettivo “universale” del Servizio civile, dando davvero a tutti quelli che hanno voglia, l’opportunità di farlo.
I fondi devono essere adeguati, serve una continuità “liberata” dai dibattiti annuali della legge di bilancio. Ed è fondamentale uno snellimento delle pratiche, dunque della tempistica.
Oggi tra la pubblicazione del bando e l’entrata in servizio passano anche nove mesi. Tempi impensabili per un giovane che ha finito gli studi e cerca lavoro.
Il Governo che intenzioni ha? L’investimento sui giovani e su un futuro più coeso e solidale delle nostre comunità necessita di chiarezza sui finanziamenti e di stabilità sui numeri a bando.