La mia esperienza come volontario del servizio civile regionale è iniziata il 21 gennaio 2020. L’associazione in cui svolgo la mia attività è l’Associazione Culturale Medicea, che si occupa principalmente, tramite vari progetti, del supporto agli anziani “fragili” nelle mansioni della vita quotidiana.
Uno dei primi compiti assegnati è stato quello come centralinista al punto di ascolto della Sorveglianza attiva, presso il comune di Cerreto Guidi, dove prendevo gli appuntamenti con i vari utenti che avevano bisogno dei servizi, ad esempio essere accompagnati dal medico, alle sedute di riabilitazione o andare a fare la spesa.
Successivamente ho avuto anch’io l’occasione di accompagnarli nelle varie strutture. Nello svolgere questi servizi ho avuto modo di entrare in contatto con questa fascia di età con un approccio del tutto nuovo. Mi era capitato raramente, fino a quel momento, di trascorrere del tempo con un anziano al di fuori del contesto familiare. Si tratta di un punto di vista diverso, forse più distaccato, che aiuta a inquadrare in maniera più oggettiva una certa realtà.
Con l’arrivo del Covid-19 il progetto del servizio civile è stato sospeso, una “pausa” durata più di due mesi. Al mio ritorno pensavo di dover riorganizzare e stravolgere in maniera significativa il mio ruolo all’interno del progetto ma non è stato così: salvo qualche piccolo aggiustamento e chiaramente prendere atto delle norme di prevenzione alla possibilità di contagio del virus (la sanificazione degli ambienti, il distanziamento sociale e l’uso della mascherina), ho continuato a svolgere – e svolgo tuttora – gli stessi servizi dei mesi precedenti. Quindi da un punto di vista più pratico, le mansioni di cui mi occupo non hanno subito sostanziali cambiamenti, però il distanziamento c’è e ci ostacola un po’ nell’andare oltre il servizio: ad esempio poter fare la spesa per l’anziano ma non poterlo accompagnare personalmente, oppure riportarlo a casa dopo una seduta di riabilitazione ma senza trattenervisi a prendere un caffè insieme e scambiare due chiacchiere. In questi due casi l’utente continua sicuramente a beneficiare dei beni e delle prestazioni di cui ha bisogno, ma si trova privato della parte relazionale, della socializzazione, elementi che sono fondamentali per mantenerlo attivo. Sono cambiamenti piccoli ma che fanno la differenza, che sicuramente non favoriscono lo scambio e la condivisione fra due generazioni diverse.
Fortunatamente il percorso del servizio civile è ancora all’inizio, quindi mi piace pensare che nei prossimi mesi avrò il tempo di vedere e toccare con mano la progressiva ripresa e un ritorno ad una quotidianità sempre più vicina a quella che avevamo prima.