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Cancellare i fondi per il servizio civile per i rifugiati: che senso ha?

Cancellare i fondi per il servizio civile per i rifugiati: che senso ha?

Pochi giorni fa il Ministero dell’Interno ha ritirato lo stanziamento europeo di 18 milioni di euro destinato al progetto “Integr-Azione” che avrebbe permesso a 3.000 giovani titolari di protezionale internazionale e umanitaria di vivere, insieme ai loro coetanei italiani, un anno da volontari di servizio civile.

La possibilità di far presentare la domanda anche ai giovani che avevano concluso il periodo di accoglienza nei circuiti Sprar, era stata introdotta nell’agosto 2017 grazie ad un accordo tra il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministero dell’Interno, sottolineando il «valore inclusivo dell’esperienza, in linea con le finalità del Piano nazionale d’integrazione dei titolari di protezione internazionale».
Tutto ciò grazie al contributo economico del FAMI, ovvero il Fondo Asilo Migrazione e Integrazione, uno strumento finanziario europeo nato con l’obiettivo di promuovere l’asilo e l’integrazione dei fenomeni migratori.

Ma quasi contemporanemente al taglio di questi fondi per le politiche di integrazione, lo stesso Ministero dell’Interno fa sapere che ci sono fondi europei per i rimpatri: secondo Licio Palazzini, presidente CNESC e ASC, il messaggio è chiaro!

Qui è possibile leggere l’intervista a Licio Palazzini, sulla testata Reti Solidali.

 

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