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Il mio Servizio Civile: occuparsi di cultura

Il mio Servizio Civile: occuparsi di cultura

Servizio Civile, Musei di Rimini, Giorno 1

Entro nello stabile di via dei Cavalieri, saluto, mi presento, cerco di ricordare i nomi delle 5 persone diverse che ho di fronte: ovviamente senza successo.
Arrivo come una naufraga nel mio ufficio, “ufficio musei”, la mia capa (dicasi OLP in “serviziocivilese”) è una ragazza sui quarantacinque, sembra umana.
Saluto altre persone, forse mi ero già presentata ad alcuna di esse. Amen, per oggi sono giustificata.
Aspetto istruzioni sul mio compito, le ricevo.
Le ricevo esattamente da Orietta, stile thatcheriano (ogni tanto i leader servono), per l’occasione mi coglie di sorpresa un tic nervoso a forma di “colpo di tacchi”.
Elenco di tante cose, gran caos: devo rimediarmi un computer tra le attrezzature di scarto degli altri uffici.
Altro elenco di altre cose, provo un accumulo nel cervello, le segno e le ammasso: ci provo. Fallisco.
“Il sito è da progettare”
“Cosa sai fare?”
“Quali sono i tool migliori per la creazione di GIF?”
“Su cosa ti sei laureata?”
“Noi abbiamo un cane di razza Cavalier Royal di 12 anni”
“Dovrete seguire l’organizzazione delle visite guidate”
“I social network sono abbandonati a loro stessi”
“La Mission del Museo è proprio quella!”

Servizio Civile, Musei di Rimini, Giorno 2

Febbre a 39.

Sipario.

Servizio Civile, Musei di Rimini, bilancio al netto dei primi 4 mesi di servizio.

Molto umilmente penso che il mio Servizio Civile ai musei di Rimini sia un gran casino, ma a me piace.
Nelle lunghe ore di lavori ripetitivi e un po’ alienanti che ci sono da fare, non mi sono mai sentita né sola né, soprattutto, inutile.
Nelle giornate dove ogni dieci minuti ti entra una cosa nuova e ti sembra di non avere abbastanza fiato per correre ancora, si sono sempre trovati i tre minuti per parlare con profondità (e per un caffè).

Penso che ogni giorno che sono ai Musei di Rimini faccio la (mia piccola) differenza, come la fa la mia collega Margherita (che anzi è molto più brava di me, soprattutto nel ricordare i nomi delle mille persone che ci entrano in ufficio) e le altre splendide persone attorno a noi.
Ognuna a modo suo ha un dono, metterlo al servizio della comunità come lo si può fare tramite il Servizio Pubblico è “bello” (come potrebbe dire Maddalena, la nostra OLP), ma è anche una faccenda tremendamente seria (“da difendere” direbbe forse Orietta).

Io dico che mi sento molto fiera del mio Servizio Civile presso un ente pubblico che fa cultura, non salvo vite, mi occupo di cultura e non cambio che un angolino del mondo intorno a me, ma aggiungo: è un gran casino coi nomi!

Lucia